Meltemi: il leggendario vento greco
Il Meltemi (greco: μελτέμι, turco: meltem) è un vento periodico, secco e abbastanza fresco.
Tra fine Maggio ed i primi di Ottobre, soffia intenso sul Mar Egeo, placandosi di sera. Può tuttavia capitare che perduri ininterrottamente anche per 5/6 giorni di seguito.
Se da un lato attenua la calura, dall’altro può generare improvvise e violente burrasche in mare, anche di forza 8-9, impedendo la navigazione. E’ considerato un pericolo dai naviganti proprio per l’imprevedibilità: sopraggiunge col bel tempo e senza preavviso.
Mentre nell’Egeo Centrale proviene da Nord-Est, nel Dodecaneso soffia con meno intensità da Nord-Ovest.
Il periodo di massima intensità si concentra tra Luglio ed Agosto.
Il vento da Nord può raggiungere velocità davvero importanti sul settore sud-orientale dell’Egeo, arrivando a spirare anche ad oltre i 50 km/h.
Maggiormente interessate dal fenomeno sono le Isole dell’Egeo Settentrionale e Centrale; si attenua invece sull’Egeo Meridionale, anche se possono estendersi a volte fino al basso Adriatico e allo Ionio.
Come si originano i meltemi
Si originano dall’incontro tra l’alta pressione estiva del Mediterraneo Occidentale e quella bassa tipica del Mediterraneo Orientale.
Il tempo associato al Meltemi è quasi sempre asciutto e con cielo sereno.
Tra Luglio ed Agosto, quando la temperatura stagionale è più calda, altocumuli sparsi e nubi orografiche sui versanti sottovento delle isole annunciano l’arrivo del Meltemi. Segue quindi una brusca diminuzione dell’umidità, miglioramento della visibilità ed aumento della pressione atmosferica.
Cosa fare in caso di vento
Evitare spiagge sabbiose e scegliere spiagge più riparate con ciottoli o scogli.
Spostarsi in auto anziché in moto: le raffiche possono rendere difficoltosa la guida su due ruote.
Le origini mitologiche del Meltemi
Secondo il mito, per ringraziarlo dell’ospitalità ricevuta, il dio Dioniso ricompensò Icario con alcuni doni preziosi: un ceppo di vite, la conoscenza per coltivarla e diversi otri di vino con l’invito a farne bere tutti.
Icario obbedì, ma alcuni contadini ebbri, credendo d’esser stati avvelenati, uccisero Icario a bastonate, lasciandolo cadavere in un pozzo, senza degna sepoltura. Secondo gli antichi, finché la salma non viene seppellita, l’anima del morto non può scendere nell’Erebo, e vaga senza meta né pace.
Quando la figlia Erigone (di cui s’era invaghito Dioniso) grazie al fedele cane Mera scoprì il cadavere del padre, non resse al dolore e s’impiccò.
L’empietà di tali delitti offese Dioniso tanto da flagellare con siccità e pestilenza. Consultato l’Oracolo di Delfi, questi decretò che per far cessare l’ira di Dioniso doveva esser fatta giustizia: uccidere gli assassini di Icario, rifugiatisi nell’isola di Ceo, nelle Cicladi.
Compiuto ciò, si levò un vento fresco, il Meltemi.
Impietositi per la triste e tragica storia, gli dei trasformarono Icario nella Stella Arturo, Erigone nella Costellazione della Vergine e Mera in quella dell’Orsa Minore, chiamata anche Cane.