Località interessanti da visitare
MESSOLONGHI, DROSSOPIGI, ELATI, XEROKAMBOS, KOMBOTI, HALKIDIADES, ANEZA, NEOHORAKI, PLISIOI, VOURGARELI, KORONISIA, AMOTOPOS
Arta è il capoluogo dell’omonima provincia situata sulle rive del fiume Arachtos, ai piedi della collina Perànthi.
Sul sito dell’antica Amvràkia, colonia dei Corinzi nominata nel 295 a.C. capitale del regno da Pirro. Da qui cominciarono le operazioni militari contro i Romani. Nel 1204 conquistata dai Crociati divenne capitale del Despotato dell’Epiro. I Turchi la conquistarono nel 1449 e dal 1802 venne chiamata con il nome di Arta.
Si unì alla Grecia nel 1912. Oggi è una città molto industriosa, polo di attrazione turistica per le numerose Chiese Bizantine e la fortezza del XIII secolo che la domina. Passato il ponte di Arta troviamo la piccola Chiesa di Aghios Vassilios del Ponte (IX secolo).
Rimasta per molti secoli sepolta e riportata alla luce nel 1972. A 12 km da Arta troviamo il Monastero di Kàto Panaghià risalente al XII secolo con importanti affreschi. Nel paese di Plissi si trova la Chiesa di Aghios Dimitrios Katsouris del X secolo. Di pianta cruciforme, con cupola e tre absidi semicircolari e coperta di affreschi.
La Chiesa di Panaghia Vlachernà (XII secolo) nell’omonimo villaggio vicino ad Arta è una Basilica a tre navate, con cupola e molti affreschi del XIII secolo.
L’affresco raffigurante la Vergine Odighitria (Madonna Guidatrice) è unico nel suo genere per la particolareggiata raffigurazione dei fedeli.
Vicino Neochoràki troviamo la Chiesa della Panaghia di Mirooni. Residuo di un grande complesso monastico del XI secolo con decorazioni in ceramica sul frontone. A Vigla, la Chiesa di Aghios Nikolaos del XII secolo con begli affreschi del XIV secolo.
La Chiesa Rossa consacrata alla nascita della Vergine costruita nel XI secolo si trova nel paese di Voulgarèlli. La Chiesa della Panaghià di Koronissiàs nell’omonimo villaggio, risale al XI secolo e faceva parte di un grande complesso monastico. Costruzione molto singolare con la parte est a forma di croce libera, quella ovest ricoperta da un tetto inclinato.
Non essendo sufficiente il sacrificio di un gallo, decisero di sacrificare la bella moglie dell’uomo. Così fu fatto ed il ponte rimase in piedi.
La verità più realistica è che sulle originali basi paleocristiane il ponte fu completato solo nell’epoca del Despotato dell’Epiro. L’ultimo restauro risale al 1612.
Sul piazzale del ponte si trova un’enorme platano anch’esso collegato alla leggenda.